camice biancoLuca Matteo Galliano, farmacista e presidente Agifar Cuneo, aveva già espresso a FarmaciaVirtuale.it la sua “intolleranza” al tradizionale camice bianco, confessando di non essere particolarmente ligio a indossarlo con regolarità quando è dietro al bancone. La divisa, secondo il Dr. Galliano, che rimanda immediatamente agli operatori della salute, dai medici ai farmacisti, nell’immaginario collettivo viene spesso «vista con timore reverenziale, rischiando di mettere distanza tra il cittadino e il professionista a cui si affida». Animato dall’idea di svecchiare la figura professionale ha proposto un nuovo outfit, a suo avviso più attuale e pratico: una felpa bianca, con su scritto “farmacista” a caratteri maiuscoli con tanto di caduceo dell’Ordine. Ma, dopo averla portata l’anno scorso allo Snowbreak di Agifar, a Bardonecchia, l’idea è stata accolta con entusiasmi contrapposti: c’è chi l’ha criticata in modo positivo e chi ha usato toni assolutamente negativi. Tanto che il progetto di andare oltre le 100 felpe, prodotte inizialmente in occasione dell’evento in cui hanno fatto la loro prima comparsa pubblica, «è tuttora in standby», fa sapere il Dr. Galliano. «Anche se, qualora si dovessero raccogliere più consensi di quelli ottenuti finora, tutto è pronto a prendere il via. Dalla produzione alla distribuzione».

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Nel frattempo, il Dr. Galliano continua a servire nella sua farmacia con addosso la “sua” felpa: come viene visto dai clienti? «Più che bene, mi sembra che anche grazie a questo indumento, ci sia un clima più confidenziale. E poi, piace molto anche allo staff giovane con cui lavoro. La cosa non mi stupisce: segnali di voler cambiare, soprattutto da parte delle colleghe, sono già arrivati da tempo. Abbiamo infatti già visto alcuni indossare camici più corti, a giacca, o adornati da strass e swarovski. Una felpa è una giacca che anziché avere i bottoni ha una cerniera, non la vedo sminuente per il professionista. Anzi…». I farmacisti più conservatori e tradizionalisti, però, non la vedono così e sono molto critici riguardo a questa idea. «Proporre una felpa al posto del camice, con l’obiettivo di avvicinare ancor di più le persone alla nostra professione, non è come suggerire di andare dietro al bancone in bermuda e infradito. L’intenzione non è certo quella di togliere dignità a questa professione, o di offenderla in alcun modo. E nemmeno, come possono aver pensato alcuni, vista la tendenza salviniana di andare nelle città con una felpa con su scritto il nome della località, quella di darle una connotazione politica».

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